venerdì 31 ottobre 2014

I Succhiaenergia ovvero..."Di tutte le rose amo solo quelle che non colsi"

Non so se sia il fatto che sia il giorno delle streghe a farmi venire certi pensieri.
Il fatto è che talvolta accade che talvolta dovremmo forse pensare a quanto davvero, le persone che ci buttano addosso sensi di colpa, doveri, dover essere, non siano semplicemente dei succhiaenergia, persone capaci di tirarci nel loro sistema entropico, piuttosto che persone davvero in cerca di aiuto.
Ci piace pensare di poter essere di aiuto alle persone, di sapere cosa è giusto per gli altri...ma a volte dovremmo rilassarci e renderci conto che non è così. Possiamo esserci, dare il meglio ma ricordarci che il risultato non dipende dalla bravura dell'allenatore...beh...potrebbe esserci utile.
Avete presente quelle persone che vi fanno credere che sia colpa vostra perchè non si realizzano cose che sarebbero assolutamente possibili, ma non si realizzano?
Spesso, se analizziamo oggettivamente i motivi, ci rendiamo conto che le cose non si realizzano perchè le persone che avete intorno semplicemente non le vogliono, non vogliono uscire dalla loro zona di comfort, non vogliono decidere.....semplicemente stanno bene dove stanno.....però vi fanno credere che è colpa vostra. Ho sempre mal sopportato quelli che :"Di tutte le rose amo solo quelle che non colsi, di tutte le cose quelle che potevano essere e non sono state". Bene! Se non ci sono seri elementi reali che impediscono le cose e queste non si realizzano, semplicemente tutte le spiegazioni accessorie sono solo un alibì o la dichiarazione non palese che non si desidera realmente che accadano! Lapalissiano direi! "Elementare Watson", se preferite.
Le persone sono più spesso libere di decidere di quanto vogliono farci credere, quelli che ci fanno sentire in colpa spesso ci stanno solo manipolando.....
ma la nostra presunzione di essere indispensabili per salvare gli altri, il mondo, l'universo, talvolta ci porta a diventare vittime di sensi di colpa ingiustificati e di dover essere...gabbie che ci costruiamo da soli e che poi viviamo come realtà oggettive e soffocanti....
pensiamoci...e aiutiamo solo chi davvero ne ha bisogno....e non chi ha solo necessità di rafforzare il proprio alibi o la propria volontà di non metterci la faccia, non decidere, dare la colpa agli altri o al mondo.....

mercoledì 29 ottobre 2014

follie quotidiane

Ho appena finito di leggere "Follia" di Patrick McGrath, splendido libro. Credo sia un libro da leggere. Insieme ad Erasmo da Rotterdam mi ha insegnato ad avere una nuova prospettiva sulla follia.
La vera follia, quella riconosciuta, certificata, viene affrontata dai medici che seriamente e a livello professionale si occupano di questo.
Mi sembra invece che il problema "borderline" di fantasmi e follie quotidiane che albergano le menti di persone assolutamente normali e anche ben considerate nel tessuto sociale siano il vero problema.
Il punto è che talvolta chi non vuole affrontare le proprie frustrazioni trova semplice buttare addosso agli altri sensi di colpa, trova facile manipolare le persone che stanno loro vicino.
Con la scusa di stare male le persone che utilizzano il proprio malessere per manipolare chi gli sta vicino sono più di quelle che immaginiamo.
Cogliere i segnali deboli del modo di essere di chi ci sta intorno forse potrebbe evitare che i conflitti e i "deliri autorizzati" sfociassero in vere e proprie guerre.
E' del confine sfumato fra ragione e sragione il terreno del saggio di Erasmo da Rotterdam: non è filosofia ma quotidiano modo di essere di chi non si rende consapevole del proprio malessere.

"Se piaci a te stesso, se ti ammiri, questo è proprio il colmo della follia; ma d'altra parte, dispiacendo a te stesso, che cosa potresti fare di bello, di gradevole, di nobile?"

Questo diceva Erasmo....
diffidiamo di chi butta le proprie frustrazioni addosso agli altri....

Non giustificate chi, non piacendo a se stesso....cerca colpevoli intorno a sè....

martedì 28 ottobre 2014

Compito

Regalatevi un bellissimo paio di calze...o un bellissimo paio di guanti...una scatola di matite colorate...un libro , qualcosa che vi piace, qualcosa di stupendamente inutile o magnificamente confortante. Regalatevi qualcosa che esprima un grande amore verso voi stesse.

Nutrire la mente: rileggendo Jeremy Rifkin

Spesso ci si "incarta" guardandosi troppo dentro. Mi piace pensare che possano esserci mille stimoli, una sorta di "entrata casuale" per la quale si incontrano stimoli esterni che ci aiutano a nutrire la mente, a ripopolare lo stagno, a farci mettere in moto il cervello dandoci nuovi punti di vista su noi stessi e sul mondo.
I nostri vecchi citavano spesso un provebio: "Stai con chi è migliore di te e pagane le spese". Oggi con internet e con tutte le possibilità che abbiamo di accedere a tutte le informazioni possibili, tutto questo è molto più facile.
Prendo spunto da questo perchè stamani, leggendo le notizie su facebook ho trovato l'invito di un amico all'evento "Jeremy Rifkin a Ballarò". Nell'annotare sull'agenda mentale della serata l'evento, ho cominciato a rileggere alcuni articoli di Rifkin, pezzi di libri..... insomma una sorta di caffè con Rifkin...un ottimo caffè per nutrire la mente! :-)

Ecco alcune delle sue, sempre illuminanti, citazioni:

“Per produrre gli alimenti di cui ci nutriamo ricorriamo a concimi e pesticidi derivati dal petrolio; quasi tutti i materiali da costruzione che usiamo – cemento, plastiche eccetera – sono derivati dai combustibili fossili, così come la stragrande maggioranza dei farmaci con cui ci curiamo; gli abiti che indossiamo sono, in massima parte, realizzati con fibre sintetiche petrolchimiche; trasporti, riscaldamento, energia elettrica e illuminazione dipendono quasi totalmente dai combustibili fossili. Abbiamo costruito un’intera civiltà sulla riesumazione dei depositi del Carbonifero.” 

  • I nostri pronipoti troveranno barbara l'usanza di nutrirsi di animali. Nei prossimi anni milioni di persone sceglieranno di mangiare a un gradino più basso della catena alimentare, così da permettere che milioni di altri possano ottenere quanto occorre per sopravvivere. Se ciò succederà, aumenterà il livello di salute globale – nostra, del Sud del mondo, del pianeta.
  • Il viaggio capitalista che ebbe inizio con la mercificazione dello spazio e della materia, si sta ora concludendo con la mercificazione del tempo umano.
  • L'Italia dovrebbe essere l'Arabia Saudita dell'energia rinnovabile. Nessun Paese europeo ha le vostre risorse: il sole, la forza del mare, il vento, le montagne per le centrali idroelettriche. Eppure molti altri Stati, dalla Germania ai paesi scandinavi, sono più avanti.
  • La vendita della esperienze umane a pagamento ci sta conducendo velocemente verso un mondo in cui i rapporti umani pecuniari stanno sostituendo i rapporti sociali.
  • Le principali industrie di sfruttamento animale e i governi di tutto il mondo sostengono di trattare gli animali "umanamente". Gabbie vuotesfata questo mito. Le persone compassionevoli si indigneranno nel leggere la crudeltà insensata che infliggiamo ai nostri compagni animali. La sfida lanciata dai diritti animali è molto semplice: tratta gli animali con lo stesso rispetto con cui vorresti essere trattato tu.Un'idea genuinamente rivoluzionaria.
  • Arrivando alla fine delle Confessioni di Rousseau, si ha la netta impressione di aver conosciuto un uomo alla ricerca di un abbraccio empatico oceanico, nonostante molti aspetti della sua vita fossero di tutt'altra natura. (p. 283)
  • Se si dovesse scegliere un unico individuo come esemplare incarnazione della visione del mondo cosmopolita e della sensibilità empatica universale, Goethe sarebbe una scelta quasi obbligata. [...] Goethe guardava al mondo, alla natura e alla traiettoria della coscienza umana in maniera molto simile all'attuale generazione del nuovo millennio, che vive nel mondo cosmopolita del ventunesimo secolo. A lui si potrebbe attribuire l'appellativo di «uomo di tutte le epoche». (p. 283)
  • La coscienza empatica si fonda sulla consapevolezza che gli altri, come noi, sono esseri unici e mortali. Se empatizziamo con un altro è perché riconosciamo la sua natura fragile e finita, la sua vulnerabilità e la sua sola e unica vita; proviamo la sua solitudine esistenziale, la sua sofferenza personale e la sua lotta per esistere e svilupparsi come se fossero le nostre. Il nostro abbraccio empatico è il nostro modo di solidarizzare con l'altro e celebrare la sua vita. (p. 532)
  • Negli anni Cinquanta solo il 12% degli adolescenti fra i 14 e i 16 anni si dichiarava d'accordo con l'affermazione: «Sono una persona importante», ma negli anni Ottanta la percentuale dei ragazzi convinti della propria importanza è salita all'80%.
    Il problema è che, quando così tanti giovani si sentono speciali e più importanti degli altri, diventano meno tolleranti e meno disposti ad accettare critiche. Sono anche meno capaci di gestire i fallimenti, che sono una parte inevitabile della vita, e di esprimere empatia verso gli altri. (pp. 541-542)



(Fonte: wikiquote)

domenica 26 ottobre 2014

una poesia.....per la pausa caffè: "Scrivere un curriculum" di Wislawa Szymborska

Scrivere un curriculum

da "Vista con granello di sabbia"

Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Mi è sempre piaciuta  Wislawa Szymborska.
....

Compito del mattino: IL MANTRA


Il termine Mantra nasce dall’unione tra le parole sanscrite “manas” ovvero mente e “trayati” che vuol dire liberare. Il Mantra in sostanza è un suono che permette alla mente di liberarsi dei pensieri.In particolare si tratta di una formula espressa con una o più sillabe, o lettere o frasi,  in modo da ottenere uno specifico effetto che si manifesta al livello mentale oltre che fisico ed energetico.

Fate di questa frase un mantra:
TRATTARE ME STESSO COME UN OGGETTO PREZIOSO MI RENDERA' PIU' FORTE
Scrivetela su un foglio, decoratela  e coloratela e poi appuntatela dove la potrete vedere tutti i giorni.

Spesso pensiamo che l'essere duri con noi stessi ci tempri, mentre, in realtà è amare noi stessi che ci rende più forti.

Ancora una volta attingo ai consigli di Julia Cameron...


sabato 25 ottobre 2014

Il racconto della rana zen

PER CHI AMA LA MEDITAZIONE, UNA STORIA ZEN
La rana zen si recò dal suo prezioso e stimato maestro per chiedergli ragguagli sulla sua pratica meditativa.

- Maestro – esordì – ho la sensazione d'attraversare un acquitrino disgustoso e irto di pericoli. Sono aggressiva. Il mio livello di sopportazione è diminuito parecchio. Basta un nonnulla e mi irrito. Sono così confusa che non riesco più a meditare. Che fare?

- Chiariscimi un po' la tua meditazione. - Cos'è che ti ho insegnato, figliola?

- Maestro – replicò prontamente la rana, evidentemente contenta dalla piega presa dall'insolito discorso – la mia meditazione consiste nell'osservare il respiro, l'aria che entra, quella che esce, le pause. Prendo atto di tutto ciò che accade. Osservo, persino, la difficoltà che provo talvolta a respirare, nonché la paura nel sentirmi più libera, centrata e in sintonia con l'universo quando il respiro diventa prima più fluido, poi via via impercettibile. Ci sono momenti in cui la mia osservazione si fa più precisa. Non osservo più le fluttuazioni del respiro, bensì la mente stessa che genera l'impulso a respirare.

- Figliola, cos'è la meditazione?

- La meditazione vera e propria mi accede quando i pensieri si fermano da sé.
- Perché sei così suscettibile? Rispondi subito!

La rana divenne perplessa. Il maestro l'interrogava sulla soluzione ai suoi stessi problemi. Ma non era lui che avrebbe dovuto risponderle? Tuttavia, senza nemmeno rifletterci ...

- Sono troppo presa dai pensieri. Mi affidato troppo alla mente. Persino i miei giochi si sono trasformati in esercizi mentali.

L'ombra di un rude bastone pronto a colpire si stagliò sull'acciottolato sconnesso dello splendido giardino in cui sedevano.

- Che suggerisci? L'incalzò il venerabile.

- Più contemplazione, maestro. Ammirare in silenzio il sole che sorge. Tener conto della natura. ...

- Non basta. Spingiti oltre!

- Ammirare il cosmo, il creato, l'increato. Ciò che c'era e non esiste più. Quello che potrebbe accadere, ma non avverrà mai. Percepire il presente.

- Non basta. Spingiti oltre!

- Contemplare ciò che non ammette replica. Argomentò sorridente la rana.

E piovve.

L'abito di cristallo

Talvolta penso che non conosciamo noi stessi e gli altri per quello che siamo e che sono, ma ogni volta che ci guardiamo allo specchio e incontriamo qualcuno vediamo l'abito di cristallo che ognuno di noi indossa, quell'abito di cristallo fatto della sostanza di noi stessi e della trama della realtà che ci sorregge.
E così succede, spesso, che tutto ciò che è strano, insolito, atipico, nuovo, immette l'imprevedibile nell'esistenza "ordinata" delle persone e del senso comune.
Consideriamo tutto ciò più pericoloso tanto più è fragile la cristalleria di cui siamo vestiti.
In che modo conosciamo ciò che crediamo di conoscere?
Siamo abituati a pensare che la realtà possa essere "scoperta"...eppure l'uomo non è scopritore, bensì creatore di realtà. Creiamo i nostri universi di significato costruendo e inventando quell'abito di cristallo che indossiamo a seconda del nostro personale osservare, spiegare il mondo, a seconda del nostro agire.
Non esiste punto di vista neutro, l'osservatore è parte della realtà che osserva.
L'abbandono delle verità assolute e la conoscenza di ciò che vogliamo essere e non solo di ciò che dobbiamo essere, forse sono parenti stretti della libertà.
Il nostro abito di cristallo scompone e ricompone le mille sfaccettature di ciò che ciascuno di noi si porta dietro: la ricchezza della complessità.
Le azioni umane sono spesso indecifrabili, classificarle non ci aiuta molto, anche se ci dà un apparente senso di sicurezza.

Chi ha detto che la logica ha più buonsenso dell'anima?

Dico sempre che il grande paradosso è che non possiamo essere il punto di vista esterno di noi stessi e così spesso quando pensiamo a ciò che viviamo siamo solo come il pesce...che non sa dell'esistenza del mare, perchè ci vive dentro.
la legge dell'attrazione dice che l'universo ti mette a disposizione tutto e sia che tu pensi una cosa negativa o positiva questa ti arriverà. L'universo ama anche le persone più rapide....quelle che hanno fiducia.
Talvolta, per difendere noi stessi crediamo di poter decidere anche per gli altri, talvolta la nostra insicurezza ci preclude di vivere il presente.
La logica prende il sopravvento sull'espressione degli occhi di chi ci sta parlando... prendiamo decisioni utilizzando lo schema più di buon senso invece di seguire l'istinto.
Perchè è ovvio, è più di buon senso pensare un finale negativo piuttosto che vivere un percorso.
Del resto è una scelta...sta a noi scegliere se essere rondini o aquile e a che altezza volare...
E' più facile voler controllare tutto e giocare sul sicuro, decidere il copione...eppure a un certo punto, se si prende la via del seguire i segnali, del cogliere la ricchezza della vita, tutto questo non dà soddisfazione.
E' più facile correre veloci che stare fermi sotto un albero ad accogliere gli eventi...
Talvolta per difendere se stessi non si capisce che il messaggio che mandiamo agli altri è qualcosa di simile a "me ne vado perchè non mi fido di te"...anche se invece vorremmo dire l'esatto contrario.
Eppure basterebbe parlare, dire le cose esattamente per come le sentiamo dentro.
La logica, l'orgoglio, gli stereotipi, le convenzioni, gli schemi di altre storie che non sono le nostre, sono solo sovrastrutture mentali.
Ci difendiamo da un fantasma, da una catastrofe che potrebbe anche non accadere mai e in questo modo ogni piccolo istante che potrebbe essere un sorriso si trasforma in malinconia....
eppure non è sciocco vivere il presente, il qui e ora, più di quanto possa sembrare sciocco pensare che con la logica si possa disegnare un futuro indenne da rischi e da sofferenze..
La fiducia è strada che non vive di logica, la vita ti sorprende solo quando decidi che è di un istante dopo l'altro che si vive...non di ricordi, non di logiche aspettative non di salti in avanti o all'indietro nello spazio e nel tempo, ma di istanti di qui ed ora che sono la sola cosa che costruisce il nostro futuro.
A volte richiede più coraggio sorridere, o sedersi sereni sotto un albero, piuttosto che fuggire o ragionare in maniera logica. Chi l'ha detto che la logica ha più buon senso dell'anima?


Se non decidiamo noi saranno gli altri a decidere al posto nostro

Voglio raccontarvi una storia.

Di Anin, una tartaruga che aveva un sogno, voleva arrampicarsi sugli alberi per conoscere altri mondi.
E per fare questo decise che era necessario privarsi del suo guscio, il carapace, inutile intralcio al 
raggiungimento del suo obiettivo.

Ma non tutti erano d’accordo.
Anin fu portata davanti al Consiglio delle Tartarughe per essere processata.
Bata, la Gran Maestra, si ergeva glaciale davanti a tutte le altre tartarughe, indignata per il gesto che Anin intendeva compiere.

Se ti togli il guscio, non sarai più considerata una tartaruga!” intimò rabbiosa.
“Può la mia identità” rispose Anin “essere legata a ciò che possiedo?”

E inoltre, pensò tra sé, se ciò che possediamo ci limita a tal punto da impedirci di raggiungere i nostri sogni, perché allora continuiamo ad esserne attaccati?

Tutte le tartarughe” insistette Bata “hanno il loro guscio. Nascono, vivono, muoiono, con il loro guscio. Non puoi… fare… ciò che non è previsto!”

Convinzioni, rifletté Anin.

Chiuse gli occhi. Trattenne il respiro.
Si tolse il guscio.
Silenzio. Sguardi di disapprovazione. Di paura.

Ebbene,” disse Bata “hai scelto.
Hai scelto di non essere più una di noi.
E se sei diversa, sei un pericolo.
Sei pericolosa!”
“Sei pericolosa!” fece eco una tra il gruppo.
“Sei pericolosa! Sei pericolosa!”. L’intero Consiglio si unì in coro.
E Anin fu cacciata dal gruppo.

. . . .

Ora, Anin, vive felice sugli alberi; ha scoperto mondi nuovi, ha conosciuto nuovi amici, che parlano ogni lingua, che le insegnano i segreti più profondi della vita.Ha scoperto che non era lei a possedere il guscio, ma era il guscio a possedere lei.
È una tartaruga? Non le importa. È Anin.

. . . .

Molto più in là, in un giardino recintato, un gruppo di tartarughe nasce, vive, muore.
“Ne manca una.” dice Joe al suo datore di lavoro.
“Non importa,” risponde questi “prendi tutte le altre. L’acqua sta bollendo.”



Accade che, molto spesso, quando ci poniamo un obiettivo, entrino in gioco convinzioni limitanti.
Queste funzionano come un’apparente corazza, che con la scusa di “difenderci dai pericoli” limita i nostri movimenti e le nostre decisioni.



esercizio: Le pagine del mattino

Affrontare le proprie emozioni, tutte, si proprio tutte: quelle più profonde, quelle positive che consideriamo non conformi al buon senso, così some quelle negative che consideriamo  da non dire, è il primo punto per riacquistare la propria sicurezza.
Se un'emozione si affaccia nella nostra mente e nel nostro corpo ha certamente diritto di cittadinanza e qualunque essa sia la dobbiamo affrontare se non vogliamo che sia lei a gestire noi invece del ben più sano contrario.
Cercare di controllare tutte le emozioni è il peggior "farmaco" che potremmo prescriverci, così come far finta che certi pensieri non ci abbiano neanche attraversato.
Riadatto liberamente un esercizio dei corsi di creatività di Julia Cameron e vi suggerisco "Le pagine del mattino".
Se non facciamo uscire dalla nostra mente un pensiero che fa capolino, prima o poi questo nell'arco della giornata si ripresenterà.
Solo una volta che lo abbiamo esternato, magari scritto, un pensiero potrà essere manipolato, modificato, visto da un punto di vista esterno.
Esercizio: Prendete un quaderno e, ogni mattina appena alzati, scrivete almeno tre pagine su qualsiasi cosa vi venga in mente. Annotate i pensieri, proprio così come fluiscono. Dev'essere un fiume incontrollato di pensieri, non dovete badare alla forma, al contenuto, solo scrivere tutto ciò che vi viene in mente.
Non rileggete subito queste pagine: è proibito!
Non fatele leggere ad altri e scrivete pensando che sono pagine che non leggeranno altri!
Mettetele in un ideale scrigno segreto.
Ecco: queste sono quelle che la Cameron chiama: "Le pagine del mattino"
Dopo almeno una settimana potete rileggere le vostre pagine e scrivere alla fine delle pagine tutte le vostre affermazioni di scelte positive e tutti i vostri sproloqui negativi, convertendo le grida negative in affermazioni positive, sulle quali poter cotruire strategie di cambiamento.

Benvenuti tra gli scaffali dei medicamenti

Ci sono momenti in cui, durante la nostra vita e le nostre giornate, ci sarebbe proprio bisogno di aprire uno di quei barattoli contenenti i medicamenti, presenti nelle vecchie farmacie ed attingere ad una di quelle pozioni per la nostra mente.
Non importa quanto gli altri possano considerare serio il nostro problema, se per noi in quel momento un certo stato d'animo ci crea un malessere, quella è la nostra realtà e haivogliatè...quelli che ti dicono che "ma non è niente", "ci sono problemi più seri"....
Non funziona così!
Benvenuti nella "Farmacia della Mente" , il luogo degli appuntamenti con il nostro essere, quel momento in cui il rimedio, non è destinato solo ai cosiddetti problemi seri. Come se stare bene con "noi" con quello che siamo, non fosse argomento serio.
Non voglio invadere terreni altrui. Ci sono malesseri e patologie della mente che devono essere affrontati dai professionisti che se ne occupano. Ci sono poi le terre di confine, i momenti in cui ciascuno di noi affronta i suoi fantasmi, le consapevolezze, le domande, le paure. Ci sono i momenti in cui si può essere semplicemente arrabbiati o tristi e non necessariamente depressi.
Ci sono le strategie quotidiane che ci danno un rimedio....
Ci sono quelli che Betty Edwards chiama "L'appuntamento con l'artista": qualcosa che sia dedicato solo a noi, un momento, anche solo cinque minuti nell'arco della giornata, qualcosa che ci piace, che serve a noi. Un momento con il nostro essere, non con il dover essere o il dover fare.
Che sia andare in centro a bere un thè, un libro, un pensiero, un esercizio di autostima, uno scarabocchio, una ricetta......
Benvenuti tra gli scaffali della farmacia della mente dove vi proporrò i miei medicamenti, sperando che avrete voglia di condividere anche i vostri.....